[citazione]

Dal Grande Evangelo di Giovanni cap. 108

[comunicazione a Jacob Lorber tra il 1851-1864]

 

L’epoca della tecnica

Un nemico dall’alto

 

1. (Il Signore:) «Ma infine verrà un tempo nel quale l’umanità perverrà ad una grande perspicacia e ad un’abilità spiccata in tutte le cose, e allora si costruiranno ogni specie di macchine le quali compieranno ogni tipo di lavori come se fossero eseguiti da esseri umani pensanti e da animali, ma in conseguenza di ciò molte mani d’uomo non avranno più lavoro, e le viscere dei miseri disoccupati saranno dilaniate dalla fame. Allora la miseria dell’umanità raggiungerà un livello incredibile. In quei tempi, per duecento anni Io susciterò di nuovo degli uomini, i quali annunceranno la verità del Mio Nome. Beati coloro che si convertiranno, anche se il loro numero sarà estremamente esiguo!

2. Quando però il numero dei buoni e dei puri sarà ridotto come ai tempi di Noè, cioè al minimo, allora converrà che la Terra sia visitata da un nuovo giudizio generalizzato, il quale non risparmierà né gli uomini né gli animali né le piante. Allora all’umanità superba non serviranno a nulla le sue armi vomitanti il fuoco e la morte, e a un nulla gioveranno le sue fortezze e le sue vie ferrate sulle quali essa si muoverà con la velocità di una freccia scoccata dall’arco, perché un nemico scenderà dall’alto dell’atmosfera dalle arie e condurrà alla rovina tutti coloro che avranno sempre fatto del male. Quello sarà un vero tempo di mercanti e di cambiavalute.

3. Ma quel poco che ho fatto di recente ai cambiavalute e ai mercanti nel Tempio a Gerusalemme, Io allora lo farò in grande stile su tutta la Terra, e distruggerò tutte le botteghe dei mercanti e i banchi dei cambiavalute mediante il nemico che dagli ampi spazi dell’atmosfera terrestre e dall’aria della Terra Io farò scendere come un fulmine con rombo tremendo. In verità, contro quel nemico si schiereranno invano tutti gli eserciti della Terra, ma ai Miei pochi amici il grande e invincibile nemico non arrecherà alcun danno, e li risparmierà agli scopi della formazione di un vivaio del tutto nuovo dal quale sorgerà un’umanità nuova e migliore!

4. Questa cosa comprendetela bene! Non crediate però che sia Io a volere che tutto ciò avvenga e che tutto ciò sia una cosa già predestinata! No, un simile pensiero sia ben lontano da Me e da voi! E tuttavia accadrà così come al tempo di Noè: l’umanità comincerà a fare un uso sempre più malvagio delle sue molte conoscenze mondane e delle capacità acquisite, e si attirerà volontariamente ogni tipo di giudizi su di sé, e infine anche su tutta la Terra, traendoli fuori dalle profondità della Mia Creazione. Ma Io stesso devo concludere con voi, o Miei onesti romani, e dire: Volent non fit injuria!” (Per chi è consenziente non è un’offesa! – cioè – Chi è causa del suo male, pianga se stesso!).

5. Certo, si procurino pure gli uomini tutto quanto loro conviene e lo facciano pure in una misura equa e a scopi onesti, e si procurino pure le più svariate comodità per la vita terrena, né nulla si opponga a che essi risparmino i lavori gravosi alle loro mani, purché tutto ciò avvenga per dedicare tanto più tempo a elaborare e a nobilitare i loro cuori e le loro anime, e infine purché tutti siano senz’altro colmi in modo uguale di letizia nel Mio Nome e per tutto il tempo della loro vita; ma tra di loro non ci deve essere alcun sofferente o afflitto, a meno che non si tratti di qualche peccatore indurito che vada contro a qualsiasi buon Ordine esistente nel Mio Nome!

6. Ma quando, parallelamente all’abilità degli uomini, che in via naturale è sempre crescente si accrescerà pure il loro egoismo, nell’avidità dei beni terreni e nel dominio, e con ciò anche nell’ottenebramento dei loro animi, allora sicuramente le pessime conseguenze non potranno arrestarsi a mezza via! Infatti, se voi con i vostri piedi muovete rapidamente un passo dopo l’altro, le conseguenze del rapido procedere non potranno mancare. Ma chi indugia invece nel muovere il passo, deve rassegnarsi se perfino una lumaca riuscirà a oltrepassarlo. Il cadere giù da una grande altezza causa evidentemente la morte del corpo; ma se qualcuno conosce questa cosa in base all’esperienza, e tuttavia vuole saltare giù da una considerevole altezza, come si può chiamare quest’atto?

7. Ecco: questo si chiama cieca temerarietà, e la mala conseguenza che ne deriva non corrisponde alla Mia Volontà, ma alla Legge immutabile del Mio eterno Ordine, la quale non può venire revocata, né particolarmente in un determinato luogo, né meno ancora dappertutto in qualche maniera! Oppure è forse vostra opinione che Io debba togliere al fuoco il suo ardore distruttore affinché un pazzo che vuol gettarvisi dentro non abbia a riportarne danno? O devo forse fare in modo che l’acqua non sia quello che essa è, e che l’uomo non debba trovarvi la morte per soffocamento, qualora vi cada dentro o per imprudenza oppure perché qualcuno l’ha spinto o perché è un temerario?».

 

 

 

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